Vi è mai capitato di vedere un edificio e provare la fortissima sensazione di appartenere a quel luogo e nessun altro? Solo quelle mura potranno rendervi felice per gli anni a venire, solo quel balcone, quella veduta, quel portone. A qualcuno è capitato con un castello in rovina.
Katharina von Arx ha uno stile brioso che induce a prendere le avversità della vita con leggerezza. Amava viaggiare e scrivere e di queste sue passioni ha lasciato pagine molto gradevoli.

Qui sopra, la giornalista e scrittrice svizzera

Negli anni Cinquanta il suo giro del mondo in solitaria, con una filosofia di vita che si sarebbe affermata due decenni dopo con il pensiero hippie, fece scalpore mostrando al mondo una donna dal carattere volitivo e determinato e la penna felice.
Del suo stile si apprezzano la sottile ironia insieme con il talento di presentare come semplice e accettabile qualsiasi contrattempo e difficoltà, si immerge in ciò che suscita la sua curiosità intellettuale in modo totale e profondo senza lasciarne avvertire la fatica e il senso di frustrazione che, talvolta, assale chi non molla l’osso fino a quando non ne abbia avuto ragione.
Von Arx racconta di sé, delle piccole grandi sfide quotidiane di chi sceglie di vivere seguendo i propri interessi, idee e convinzioni senza curarsi del loro essere in linea con aspettative e abitudini sociali.
“Il castello nel cassetto”, proposto da L’orma editore, è la storia del suo rapporto con alcuni dei luoghi dove ha abitato, con le persone che ha conosciuto lungo il cammino e del suo attaccamento al passato e la memoria degli oggetti e degli edifici.
Nella veste di custode della memoria, in preda a un sacro fuoco, si innamora di un castello fatiscente in Svizzera, sua terra natia, al quale si dedica anima e corpo dando fondo a risorse ed energie. Una impresa così titanica può essere intrapresa da persone dotate di grandi mezzi economici oppure da visionari/e.
Lei rientrava a pieno titolo nella seconda categoria e – come ogni visionario/a che si rispetti – era dotata di una robusta dote di incoscienza. «A quanto ammontano le vostre entrate fisse? Non ne abbiamo, cioè non ne abbiamo di fisse. Possedete almeno dei titoli? Non solo titoli: interi manoscritti!» è lo scambio di battute con uno sbigottito direttore di banca.
Con scrittura lieve ci conduce per mano attraverso muri diroccati, bastioni cadenti e impianti idro elettrici collassati impastoiati nei meandri burocratici che avviluppano gli edifici di interesse storico in un qualsiasi paese europeo.
Palpitiamo con lei a ogni nuovo ostacolo che si para innanzi nel progetto di recupero di un priorato che, procedendo, svela uno strato nascosto di storia che impone un alt, una nuova datazione e riclassificazione. Con coraggio mette mano al soffitto, alle pareti e alle fondamenta da cui emergono dettagli e indizi che retrodatano la costruzione rendendo vano ogni precedente progetto d’intervento.
Abbattersi? In molti lo avremmo fatto dopo poco, lei no. In un perenne cantiere che ricorda le fatiche di Sisifo, il protagonista del mito la cui punizione inflitta prevedeva dover sospingere un masso in salita verso la cima di una collina per portarlo sull’altro versante ma – giunto in prossimità della cima il masso veniva risospinto giù e la fatica ricominciava da capo – von Arx riesce a tenere insieme un marito e una figlia in un viavai di inquilini difficili, vicini chiacchieroni e abitanti del piccolo paese in agitazione.
E quando non ci sono più soldi? Ci si spreme le meningi proponendosi come wedding planner ante litteram. La maestria del saper scrivere con leggerezza di temi profondi che investono le persone è quello di far affiorare, tra le righe, spazio per alcune riflessioni, la prima di queste riguarda il rapporto con le proprie radici.
Come e quando si sviluppa il senso di appartenenza e identità culturale di ognuno/a di noi? Un senso di responsabilità individuale nel preservare i monumenti storici è possibile in assenza dello sviluppo di una comunità coesa che in essi si riconosce? Quanto tempo, energie e risorse personali si possono sacrificare per un progetto volto a perseguire il bene comune? Interrogativi profondi sottesi alla leggerezza di un racconto che intriga e diverte nel dipanarsi delle dinamiche relazionali basiche della routine quotidiana.
©Riproduzione riservata
IL LIBRO
Katharina von Arx
Il castello nel cassetto
L’orma editore
pagine 296
euro 18
L’AUTRICE
Katharina von Arx (1928-2013) è stata una scrittrice e giornalista svizzera, autrice di romanzi e articoli dal forte mordente satirico. Pioniera al contempo del viaggio hippie anni Settanta e della leggerezza del turismo low cost, con il suo ukulele e un album da disegno intraprese un famoso giro del mondo in solitaria, che raccontò ne La viaggiatrice leggera.
Divenuta un’apprezzata reporter, in una delle sue spedizioni conobbe il fotografo Freddy Drilhon, altro girovago incallito. Insieme riportarono all’antico splendore il castello di Romainmôtier, gioiello d’architettura gotica, costruendosi una dimora dove vivere e scrivere circondati da amici e artisti

1 COMMENTO

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