Le disobbedienti/ Maria Callas e la musica: vita tormentata di un’artista ricca di talento, in cerca d’equilibrio

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« […] è alla musica che dobbiamo tornare e dalla musica che dobbiamo partire, se vogliamo capire Maria Callas» scrive René de Ceccatty, in “Maria Callas” pubblicato da Neri Pozza, dichiarando il taglio della sua biografia. L’autore analizza e si sofferma sugli aspetti tecnici del canto lirico spiegando le caratteristiche della voce della famosa interprete di cui racconta la vita.
Maria Anna Cecilia Sofia Kalogheropoulou, diventata Mary Kalos e poi Callas negli Stati Uniti e Maria Callas in Italia (1923-1977) ebbe una vita tormentata iniziata con una infanzia infelice funestata dalle tensioni familiari e dalle condizioni economiche – prima – e dalla guerra vissuta in Grecia poi.
Un percorso di studi frammentato e un pessimo rapporto con il proprio corpo, uniti a un rapporto conflittuale con la madre, segnarono il suo carattere: «Carriera, denaro, fama: la madre racchiude la figlia in un cerchio di ambizioni in cui non trovano posto né l’arte né l’amore. Ai suoi occhi, tutto si riduce a un calcolo meschino, alla manipolazione delle persone più intime e del pubblico».
Si formò al conservatorio di Atene dove studiò canto e pianoforte assumendo, da subito, una ferrea disciplina improntata allo studio rigoroso delle partiture e della musica, fu sempre molto esigente con sé stessa, implacabile: «Non sono mai soddisfatta. Per lo meno, non sono mai soddisfatta del mio lavoro. Personalmente non riesco a essere contenta di aver fatto un buon lavoro perché vedo le cose ancora più grandi, come sarebbero se fossi stata capace di farle meglio».
Nel 1945 tornò negli Stati Uniti dove sperava di far decollare la propria carriera ma così non fu e due anni dopo partì per l’Italia dove conobbe il successo e l’uomo che avrebbe sposato, l’industriale Giovanni Battista Meneghini. Negli anni Cinquanta la sua fama arriva al culmine e diventa una star internazionale, di più: una diva.
Grazie a una dieta si trasforma fisicamente, non più goffa e robusta rinasce con una silhouette sottile e un look ispirato ad Audrey Hepburn e si afferma sulla scena mondiale per le straordinarie doti canore dovute all’incessante studio con cui dominava lo strumento della voce.
L’autore, nel definire le qualità della sua voce, ricorre al termine duttilità, Maria Callas con rigore e disciplina interpretava le opere adattando la voce a quello che riteneva fosse il miglior risultato.
De Ceccatty, a proposito della professionalità e la naturale dote per la musica, ne scrive: «Jean Lacouture riassume il contributo di Maria Callas in tre rivoluzioni: l’irruzione della cultura operistica nella conversazione quotidiana; l’abolizione delle barriere tra i registri e le convenzioni stilistiche (una cantante in grado di cantare Brunilde, Turandot e Lakmé!); la reinvenzione della recitazione tragica nell’espressione lirica».
Oltre all’unicità del timbro vocale e delle sfumature tecniche di cui l’autore fornisce ampie spiegazioni, Maria Callas divenne famosa per la presenza scenica, per l’interpretazione del ruolo, per il modo in cui si immedesimava nelle eroine tragiche di cui cantava le gesta, Eugenio Gara suo amico e autore di un saggio a lei dedicato così la descrive: «Il suo segreto consiste nella capacità di trasferire sempre sul piano del lirismo inquieto le sofferenze dei suoi personaggi, quel suo nostalgico rimpianto di paradisi perduti, quell’ansioso dibattersi tra speranza e desolazione, tra fierezza e preghiera, tra ironia e generosità che si scioglie, infine, in un sovraumano pianto interiore».
Maria Callas, divenuta la Callas, aveva il volto ieratico della tragedia greca che, personalmente, ritrovo in quello dell’attrice sua conterranea Irene Papas, entrambe evocano Eschilo e la potenza del pathos.
Non a caso Pierpaolo Pasolini la sceglierà per interpretare Medea nel film grazie al quale nacque la loro amicizia profonda. La sua persona il pathos lo emanava a ondate attraverso la postura, la mimica, la gestualità e la voce, di lei Eugenio Montale scrisse: «Ovunque ci fosse una scena di follia, il suo trionfo era inevitabile».
Quando era in scena aveva mestiere, studiava lo spazio individuando il posto sul palcoscenico con la migliore acustica, adottava le movenze che meglio assecondavano la forte miopia da cui era affetta e con il corpo accompagnava il canto per raggiungere la miglior resa della voce.
È necessario, però, fare una distinzione tra la persona e il personaggio, la donna e l’artista, Maria e la Callas che convivevano in una eterna ricerca di equilibrio. La popolarità e le scelte personali rendono pubblica la sua vita privata e così la separazione dal marito e la relazione con l’armatore greco Aristotele Onassis che finisce quando questi sposa Jacqueline Bouvier, vedova del presidente degli Stati Uniti John Kennedy assassinato a Dallas nel 1963.
Stessa cosa accadde per la relazione con il collega Giuseppe Di Stefano e la rutilante vita mondana che riempirono le pagine dei rotocalchi. Una personalità complessa, un volto dai lineamenti marcati e una voce diversa dalle altre furono le caratteristiche di una donna che della musica aveva fatto il suo scopo di vita.
Quando inizia il declino, negli anni in cui la voce si affievolisce, accettare la realtà fu un duro colpo. Sul perché abbia perso la voce si leggono diverse teorie, c’è chi ne imputa la perdita alla drasticità della dieta affrontata per dimagrire e chi all’averla troppo sforzata senza averne la necessaria cura, così come diverse sono le teorie elaborate sull’ipotetica nascita di un figlio vissuto solo per poche ore o di un figlio concepito dalla relazione con Onassis e abortito.
Gli anni in cui la frequentazione del jet set diventa centrale, il periodo in cui la moda e la propria immagine – finalmente – le piacciono hanno, nell’immaginario collettivo, un impatto molto forte suscitando la curiosità di chi si nutre delle vite dei personaggi famosi: «Una crociera a bordo di uno yacht con uno degli uomini più ricchi del mondo è più esplicita di un rubato nell’aria della follia della Lucia di Lammermoor».
Maria Callas fu una artista ricca di talento devota alla musica, una professionista impeccabile, una donna spesso infelice che ha regalato al mondo delle indimenticabili esecuzioni liriche e René de Ceccatty ne illustra la vita attraverso una lettura puntuale e documentata.
©Riproduzione riservata
IL LIBRO
René de Ceccatty,
Maria Callas
Neri Pozza
Traduzione di Giovanni Zucca
Pagine 318
euro 19
L’AUTORE
René de Ceccatty è nato a Tunisi nel 1952. Narratore e drammaturgo, è anche autore di importanti saggi letterari e traduttore di opere di Moravia, Pasolini, Leopardi. Tra i suoi libri si segnalano Pier Paolo Pasolini (Gallimard, 2005), Maria Callas (Gallimard, 2007), Alberto Moravia (Bompiani, 2010).

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