Due a maggio per l’Associazione Internazionale Amici di Pompei ETS. Giovedì 22 maggio 2025, alle ore 17 , presso la Biblioteca del Parco Archeologico di Pompei”G. Fiorelli” (via Plinio) sarà protagonista il libro Donne e Grand Tour. Viaggiatrici a Napoli, Pompei, Ercolano e Vesuvio tra ‘700 e ‘800 della professoressa Luciana Jacobelli , Università degli Studi del Molise, presentato dal professore Stefano de Caro, con una introduzione del professore Antonio Varone. Sarà presente l’ autrice.

Il testo va alla scoperta di alcune delle tante donne viaggiatrici che hanno scritto nel periodo del Grand Tour. Da un recente studio è stato calcolato che tra il 1770 e il 1870 il 20% della letteratura odeporica è scritta da donne, ma solo il 6% è pubblicato. Di fatto mentre gran parte dei resoconti di viaggio maschili sono facilmente accessibili, pubblicati e anche tradotti in varie lingue, i resoconti di viaggio delle donne sono spesso di difficile reperimento o mai dati alle stampe. Questo libro non ha la pretesa di colmare tali lacune, né di affrontare il complesso mondo dei viaggi al femminile, ma solo di contribuire a divulgare una tematica ancora poco nota ad un pubblico più vasto di quello degli addetti ai lavori e di restituire visibilità ad opere che avrebbero meritato una maggiore fortuna.
Venerdì 23 maggio 2025 , alle 17, l’ Auditorium degli Scavi , piazza Esedra, 5, Pompei , ospita la conferenza dell’archeologa Maria Cristina Napolitano “ La villa del Pastore a Stabiae: nuove ricerche ”.
Protagonista è Villa del Pastore a Stabiae, edificio oggi interrato (foto), ubicato sul pianoro di Varano a Castellammare di Stabia, oggetto di un’ampia ricerca di dottorato, condotta dalla dottoressa Napolitano presso l’Università del Salento, sulle ville di epoca romana dell’ager Stabianus.
La ricerca prende le mosse dalle esplorazioni, avviate dai Borbone nel 1754 e condotte a fasi alterne fino al 1778, che interessarono gran parte dell’edificio esteso per circa 15.000 mq e databile alla seconda metà del I sec. a.C.
Una seconda indagine si svolse tra il 1967 e il 1968 quando, durante lavori di estrazione del lapillo, si rimisero in luce il giardino e gli ambienti ubicati a N e a O di esso e si comprese che la villa proseguiva verso SO, area rimasta inesplorata; si rinvenne altresì la statua del pastore che ispirò al D’Orsi il nome della villa stessa.
Mettendo insieme i dati d’archivio, le piante, i diari e le fotografie, frutto delle due fasi di indagine, per la prima volta si analizza l’edificio non solo dal punto di vista architettonico e topografico e sulla base delle sequenze planimetriche interne, ma anche ricollocando i reperti rinvenuti nel loro contesto di provenienza.