Le disobbedienti/ Monica McInerney racconta la storia di Eliza, figlia di una donna single. Unico punto fermo della sua vita, le madrine

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Avere delle madrine è un gran bel dono. Persone che vegliano sul nostro cammino e – sollecite – intervengono a sostenerci, incoraggiarci e ispirarci. Di solito sono amiche di lunga data di una madre che, consapevole dell’importanza delle relazioni nella vita, costruisce una rete di protezione intorno alla propria figlia.
In letteratura ci sono diversi esempi, alcuni molto ben riusciti, di storie in cui le madrine vegliano per supportare una amica che cammina lungo una strada impervia. Donne che hanno un percorso non sempre lineare – accidentato – e pieno di giorni difficili.
Monica McInerney in “Le madrine”, fresco di stampa per Fazi editore, costruisce una trama con un colpo di scena finale in cui la protagonista, Eliza, ripercorre la storia della sua infanzia e gli intrecci di quelli della madre.
Olivia e Maxie sono le madrine che la aiutano a riempire gli spazi vuoti che non le permettono di scoprire chi sia quel padre, mai conosciuto, di cui sua madre le aveva promesso di svelare l’identità al compimento del suo diciottesimo compleanno.
Eliza è una bella giovane donna con degli interrogativi a cui trovare risposte che possano liberarla dal senso di incompiutezza e sospensione che l’accompagna fin dall’adolescenza. Si pone domande a cui, talvolta, teme di trovar conferme delle proprie intuizioni.
Sa di dover andare fino in fondo per potersi scrollare di dosso il senso di incertezza che la frena trattenendola dal superare un periodo della sua vita e andare avanti. I ricordi incompiuti possono essere così ingombranti da bloccare il cammino.
Il bisogno identitario, i legami tra madre e figlia e tra amiche sono i temi portanti di un libro scritto con uno stile fluido e accattivante.
L’ambientazione scelta è quella vissuta e conosciuta dall’autrice: i paesaggi dell’Australia e dell’Irlanda. Alcune patologie, come la bipolarità o i disturbi dell’umore e della personalità, in passato venivano rubricate come spirito di ribellione, dipendenze da alcool e droghe, eccessiva libertà sessuale e devianza.
Malesseri non diagnosticati né curati ma giudicati, quello sì. Jeannie, la madre di Eliza, ci appare nel racconto come una delle sfortunate persone che hanno convissuto con un disturbo guadagnandosi l’etichetta di disobbediente perché fuori dagli schemi.
Cresce una figlia da sola, senza padre e senza legami familiari, si sposta di continuo cambiando lavoro e casa. L’unica costante, pur tra alti e bassi, nella sua vita e in quella di Eliza sono le madrine. Loro custodiscono i suoi segreti, loro condividono l’affetto e il sostegno, per quanto concordato e accettato, per una bambina che ama profondamente la madre pur imparando a vederne le anormalità.
Avere un sistema di coordinate che indichino – e confermino – chi siamo e da dove veniamo è l’impalcatura sulla quale costruiamo la nostra identità strutturando la personalità. Il senso di appartenenza parentale, culturale, linguistico e culinario concorrono a formare quell’identità che ci permette di sentirci noi stesse/i ovunque siamo. Sentirsi rifiutate/i e non amate/i da un genitore può lasciare una profonda cicatrice, può far insorgere un senso di inadeguatezza, insicurezza e – addirittura- di colpa.
Monica McInerney racconta la ricerca della storia familiare della protagonista come un viaggio necessario per conoscere quelle verità mancanti che rendono impossibile superare il lutto, il distacco, perché troppi sono i dubbi e le cose non dette.
Fino a che punto è giusto tacere per non ferire? La verità deve trionfare, sempre e comunque, nei rapporti sentimentali? Le figlie e i figli devono conoscere ogni dettaglio delle scelte di vita dei propri genitori? Un romanzo piacevole in cui ai temi impegnativi come la malattia, la morte e il senso di abbandono si accompagnano sprazzi ironici e divertenti.
L’atmosfera è positiva, nessuno dei personaggi si piange addosso e tutti sono impegnati a vivere nel miglior modo possibile lasciando che i giorni bui non offuschino ogni cosa. Anche nei momenti difficili si può cogliere la bellezza di un paesaggio naturale, si può godere dell’allegria dei momenti condivisi con gli amici e ci si può innamorare.
 ©Riproduzione riservata 

IL LIBRO
Monica McInerney,
Le madrine,
Fazi editore
Traduzione di Sabina Terziani
Pagine 366
euro 18
L’AUTRICE
Monica McInerney, nata e cresciuta in Australia, è autrice di dodici libri bestseller, pubblicati a livello internazionale e tradotti in dodici lingue. Per quattro anni consecutivi il suo nome è apparso nella lista dei dieci autori più amati in assoluto dal pubblico australiano, e i suoi romanzi hanno venduto oltre un milione di copie. Vive a Dublino con il marito irlandese.
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