«Finirà anche la notte più buia e sorgerà il sole» diceva il grande scrittore, poeta, drammaturgo e politico francese Victor Hugo. Una frase ottimista, che dà speranza. Altrimenti non regge più niente, non reggiamo nemmeno noi stessi. Il fulcro dell’ottimismo è di essere realistici riguardo al futuro, un futuro che dovrà essere meglio del presente.
In queste settimane si legge di tutto, si ascolta di tutto. Intanto mi chiedo… come sarà la nostra vita nella fase 2 dell’emergenza Coronavirus? Cosa cambierà quando tutto questo sarà finito? Una fase delicatissima perché se verranno commessi nuovi errori, saremo nuovamente punto e a capo.
Uscire dall’emergenza coronavirus non sarà facile. La fase 2, quella che ci porterà a riconquistare un po’ di libertà e normalità, sarà lunga e traboccante di cambiamenti, ai quali ci dovremo abituare. Ci avviamo verso un cambiamento epocale. Questa crisi ci ha messi a nudo. Cambieranno i nostri rapporti con gli altri: amici, colleghi, parenti. Cambierà il nostro modo di spostarci da una parte all’altra della città, e anche il lavoro subirà dei cambiamenti. E l’economia dovrà rifiorire. Questa crisi ci offre l’opportunità, oltre che la necessità, di cambiare. Siamo noi stessi il cambiamento.
Molti sostengono che il “dopo” porterà diversi disagi psichici e psicologici. C’è chi ha perso il lavoro o rischia di perderlo, chi non sa come pagare l’affitto e le bollette, chi non sa come assicurare risposte ai bisogni dei propri figli, chi ha perso una persona cara.
Inizieremo a guardarci intorno con ansia, paura, preoccupazione, scoraggiamento, sgomento. Ma bisogna pensare che si deve ripartire, ricostruire, rinascere, tornare a vivere.
La famiglia e la scuola in primis dovranno rappresentare il primo obiettivo di intervento in assoluto. In poche settimane ci si è inventati un modo alternativo di fare scuola, attraverso la sperimentazione della didattica a distanza, che rappresenta la soluzione più immediata, nel bene o nel male, con tutte le difficoltà ad essa connesse, impiegando tempi che vanno ben oltre il classico tempo scuola. Ma i nostri studenti hanno nostalgia della scuola. Lo dicono spesso in questi giorni. Ciò ci fa capire che la scuola non può fare a meno della relazione, del contatto, dello sguardo, del discorso, delle conversazioni, dei diverbi, perché è solo così che si cresce.
E la famiglia? Oggi si rischiano ulteriori fragilità nelle relazioni genitori-figli. E gli anziani? Che tristezza! Nell’emergenza sono stati lasciati indietro i più fragili. Morti silenziose. Una generazione che ha fatto storia, annullata così nella totale solitudine.
Agli albori del terzo millennio, sembra si sia raggiunto il culmine della disumanizzazione. Abbiamo creduto che fosse progresso. Ci siamo sentiti invincibili. Beh, abbiamo perso la sfida. Ma da domani vorrei vedere le prime basi di un mondo nuovo, dove la ‘persona’ è al centro e può esistere armonicamente con il tutto, assicurando il benessere di ciascuno e il diritto a una vita dignitosa. Che possa essere questo un barlume di speranza al futuro per tutti noi.
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Nella foto, l’alba, simbolo della rinascita

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