Al di là del muro. Titolo significativo per un interessante  progetto di Arcigay Napoli (presidente,  Antonello Sannino) che, insieme al centro Sinapsi dell’Università Federico II e alla casa circondariale di Poggioreale (foto),  crea un sostegno psicologico, legale, ma anche ludico letterario per i detenuti omosessuali e transessuali  nel carcere napoletano.
Sicuramente gli operatori scelti da Sannino si troveranno davanti a realtà di grande solitudine, abbandoni, emarginazione e discriminazioni, ma anche a storie di amori, riscatto, sogni per un futuro migliore. Infatti, auguriamo a questi ragazzi che la loro vita, una volta pagato il debito con la giustizia, sia costellata di stelle.
Certo, per avere una pena detentiva sono stati commessi dei reati ma, le storie sono tante, si intrecciano tra di loro diventando cosi un complicato romanzo di momenti drammatici.
“Tre passi e stongo n’faccia o muro” canta Miryam Lattanzio in una canzone dedicata ai carcerati,  quei tre passi anche verso un mettere a dura prova il proprio pudore. La dignità è l’espressione  dell’essere, condividere gli spazi carcerari con sconosciuti è duro.
Un’esperienza sicuramente traumatizzante, specialmente se è la prima. Inoltre, essere detenuto omosessuale dichiarato in carcere non ti rende speciale. Sicuramente sei additato e emarginato dagli altri ospiti.Puoi trovarti anche di fronte a altre etnie con credi e culture diverse.
Allora bisogna adattarsi a una convivenza forzata, forse stabilendo delle regole del buon vivere, forse prendendo coscienza che comunque si è nella stessa barca. E si va avanti aspettando la magica parola libertà.
 La parola libertà non è intesa solo come scarcerazione, quando ti ricongiungi con i tuoi affetti e con  la tua casa. A Napoli si dice:  “Voglio sta’ dint’ ‘e pezze mie”. Un detto che ha un significato importante: sottolinea il desiderio di possedere la propria vita anche se povera…
Libertà di pensiero, di espressione, di stare dentro o fuori le regole, ma sicuramente stare dentro le regole ti regala una serenità interiore.
Visitare i detenuti in qualità di operatore non è semplice, devi avere il buon gusto di essere discreto, rispettando la persona che ti trovi di fronte, devi essere tu a entrare nel loro mondo usando il loro linguaggio, dimostrando che sei uno di loro, che si possono fidare di te, solo così le barriere di difesa si abbassano e iniziano a colloquiare con te. Allora scopri velleità e sentimenti nascosti, si parla di tutto: di musica di letteratura, ma soprattutto di… vita.
E’ bello ascoltarli mentre parlano della loro passione per il teatro, per il calcio, dei gruppi musicali preferiti. Uno di loro racconta che ama gli U2, i Pink Floyd ma anche la canzone classica partenopea. Mentre l’altro, di fronte, intona una canzone di un qualsiasi neomelodico napoletano.
Noi operatori ci intromettiamo nell’appiccicata parlando della storia di amore tra l’imperatore Adriano e Antinoo , oppure spiegando le origini  della parola Fummenello/a, vasetto (leggi Abele de Blasio, antropologo fine 800), omosessuale, ricchione. Questa ultima risulta offensiva, ma in effetti ha origini nobili, con due scuole di pensiero.
Parliamo anche di quanto fosse naturale praticare l’omosessualità nelle epoche della cultura greco romana, tutto questo lo si fa in una chiave ludica, ma nei loro occhi leggi la curiosità del sapere, del conoscere terminologie, aneddoti e storie cui non si erano mai interessati.
Il tutto è un dare e avere: tu operatore lo fai per un dovere morale verso chi è stato meno fortunato di te, oppure per le scelte sbagliate, loro, in cambio, ti regalano la loro dignità, il loro pensiero. Ti svelano una parte della loro esistenza. Siamo sicuri che se ci fosse un colloquio da soli, uscirebbero reconditi momenti di inconfessabili sogni.
Noi operatori abbiamo l’obbligo di ascoltarli, fare in modo che quello sia un momento di sfogo, per liberarsi, almeno per qualche ora, dall’asfissiante aria rarefatta della cella.
Ritornando alla parola “libertà”: Arci Gay, in collaborazione con un’altra associazione Lgbt come Coordinamento Campania Rainbow e Anddos Blu Angels, ha pensato a un percorso tra letteratura e video proiezioni. I ragazzi scriveranno  e interpreteranno le loro emozioni, i loro pensieri e sogni.
L’idea ha suscitato interesse e subito la penna si è  data da fare su vari block notes. Il progetto è in fase embrionale, ma loro sono entusiasti , tanto che hanno scelto anche il titolo per l’eventuale kermesse. “Lettere, amore è libertà”.
Sicuramente li vedremo in scena. E poi c’è l’angolo editoriale: i ragazzi scriveranno le loro storie per una eventuale pubblicazione   Intanto, Arci gay Napoli è impegnato su vari fronti tra il “discusso” Gay Pride di Pompei, i vari progetti umanitari. Di tutto questo parliamo con Antonello Sannino
Come sono i rapporti con le istituzioni carcerarie? Come si sviluppa “Al di là del muro”?
Negli ultimi anni stiamo cercando di aprire a nuove istanze, provenienti dalle persone Lgbt, che  spesso  sono marginalizzate dalla nostra stessa comunità. Ci stiamo occupando di immigrazione, disabilità, senza fissa dimora e detenuti. Con il progetto Iride, di cui Arcigay è partner, progetto sulla prevenzione delle malattie a trasmissioni sessuali nelle carceri italiane, siamo entrati in contatto con il direttore del carcere di Poggioreale, Antonio Fullone e dall’incontro abbiamo ampliato il protocollo d’intesa “Al di là del Muro” già in essere tra  Poggioreale e Università Federico II, includendo anche il Comitato Arcigay di Napoli.
Gay Pride a Pompei il 30 giugno, ci sarà?
In questi giorni stiamo cercando di costruire la giornata dell’orgoglio Gay (Good as you) nel vesuviano. E stiamo toccando con mano quanto fosse necessario fare un Pride in provincia, in una città dalla grande eco internazionale, ma che purtroppo vive soffocata da una cappa di ipocrisia. Sono arrivate le minacce di Forza Nuova, vi prenderemo a calci sulle gengive per difendere il Santuario,  che hanno fatto ancora una volta passare il nostro Paese come un posto dove la modernità stenta a trovare cittadinanza. Minacce partite da una squallida strumentalizzazione del cristianesimo, il cui pensiero più vero e profondo dovrebbe invece insegnare a noi tutti e a noi tutte il rifiuto della violenza, un etica dell’accoglienza, della pace e del rispetto degli altri e delle diversità. L’imprenditoria locale e la cittadinanza è pronta al Gay Pride e lo sta vivendo con estremo entusiasmo, quello che invece vediamo scarseggiare in una classe dirigente locale e nelle Istituzioni territoriali che faticano a capire Quanto questo evento e l’estensione dei diritti siano una grande opportunità di crescita per il territorio. Noi a Pompei ci saremo e sarà una grande giornata di colori, di pace e di gioia.
Progetti futuri?
Sono tanti i progetti per il futuro, che per noi è già presente, ma non possiamo immaginare un futuro senza sognare e il fatto stesso che oggi abbiamo ancora tanta capacità di sognare ci fare essere certi di poter costruire un futuro migliore per tutti e per tutte. Non voglio elencare i tanti progetti in cantiere, ma ne voglio segnalare uno su tutti:  credo sia necessario nei nostri territori, una vera casa di accoglienza per persone Lgbt vittime di violenza e di discriminazioni.
Queste dichiarazioni dimostrano quanta strada sia stata fatta, ma anche quanto sia lungo il percorso per i diritti. E come risulti ancora difficile spiegare che l’immagine iconografica degli omosessuali è molto  lontana da quella che i mass media vogliono fare apparire. Non solo lustrini, anche se pensiamo che sia sacrosanta la lotta per la visibilità: troviamo sicuramente più volgari atteggiamenti maschilistici, che qualche innocente  seno al vento.
Oppure vogliamo ritornare a quando i lidi balneari dividevano gli spazi tra uomo e donne, o all’epoca in cui le donne dovevano abortire in modo clandestino o quando addirittura non potevano votare?
Ma non guardiamo al passato. Siamo proiettati nel futuro: oggi questi diritti negati ci fanno sorridere. E crediamo fermamente che le generazioni future sorrideranno al pensiero che nel nostro presente non esistessero matrimoni ugualitari o una vera legge contro l’omofobia.
Cogliamo l’occasione per ringraziare l’onorevole Monica  Cirinnà (per la legge 76/2016 sulla regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e la disciplina delle convivenze)  e augurarci tutti di portare avanti bandiere Rainbow che sventolano ideologie colorate di diritti, rispetto e doveri.

 

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