Il capo del Governo dei migliori – Mario Draghi – finisce il mandato con una conferenza stampa (forse l’ultima) inquietante. Nel corso della stessa dice, con una leggerezza tale da far invidia, che “C’è chi parla di nascosto coi russi e vuole togliere le sanzioni”. Delle due l’una: o sa più di quanto ha dichiarato oppure non duce la verità…
Un capo del Governo, in carica per i soli provvedimenti urgenti e ordinari, non può essere reticente fino all’ultimo con il popolo italiano. Faccia nomi, cognomi e circostanze, basta con il venticello della calunnia, con i detti che non dicono, come quelli che buttano la pietra, rompono il vetro della finestra e se la danno a gambe prima che arrivi la bufera.
Poiché questa campagna elettorale è pessima per le contingenze nazionali e internazionali, perché regolata da una legge elettorale che dovrebbe essere eccepita dalla Corte Costituzionale, poiché, di fatto, sistema in Parlamento il 70% circa degli attuali candidati prima ancora delle votazioni, e ancora perché capita in un momento storico preda e ostaggio di disastrosi problemi economici, sociali e culturali, gli italiani non possono rimanere con il dubbio anche di un potenziale inquinamento della stessa da parte di potenze mondiali straniere, finanziando l’uno piuttosto che un altro schieramento.
La limitazione del livello di democrazia in Italia è già tale da far preoccupare i comuni mortali rappresentati, a tal punto da lasciar immaginare che circa il 40% di essi non esprimerà alcun voto. Risulterebbe veramente paradossale che a contribuire a detta limitazione si aggiungessero paesi terzi nel condizionare quell’esito, con l’intento di rafforzare un nuovo ordine mondiale dal punto di vista economico e finanziario. Poiché di questo, e solo di questo, si tratta.
Ma a lasciare ancor più inquietudine è il presidente del Copasir (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica) – Adolfo Urso che, pubblicamente, ha affermato di essersi confrontato con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel Governo Draghi – Franco Gabrielli – e questi lo avrebbe rassicurato sul fatto che nel dossier “non ci sono notizie che riguardano l’Italia”. Il documento citato riguarda presunti finanziamenti da parte della Russia a circa una ventina di paesi (dal 2014) per partiti, dirigenti e politici stranieri (300 milioni di dollari circa).
Qui non si tratta di spostare gli equilibri elettorali a favore o contro un determinato schieramento politico (parola grossa), ma di affermare il requisito fondamentale della trasparenza di uno Stato ed il suo livello di libertà rispetto a ingerenze e condizionamenti terzi, tali da provocare ricadute pesantissime per i cittadini.
Il capo del Governo ha l’obbligo, non solo morale, di dire tutto quanto a sua conoscenza, ma eventuali e potenziali reticenze potrebbero assumere un profilo giudiziario, in merito a responsabilità pubbliche praticate con possibili lati omissivi.
Gli incarichi pubblici non si esercitano “per sentito dire”, ma con atti, riscontri oggettivi, prassi parlamentari e governative standardizzate dalla Carta Costituzionale, oltre a chiarirle ai cittadini. Questo è un preciso e incontestabile dovere e come tale deve essere espletato e reso pubblico. Altrimenti siamo veramente ad una pagina buia e grave per la democrazia italiana.
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Foto di Markus Winkler da Pixabay

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