Ahi! sugli estinti non sorge fiore ove non sia d’umane lodi onorato e d’amoroso pianto.”. Così si esprimeva Ugo Foscolo che aborriva chi non era in grado di conservare il culto dei morti, un valore spirituale tra i più preziosi.
Ebbene, ben 86 esponenti del mondo dell’associazionismo, della cultura, del mondo cattolico e istituzionale, compresi 4 parroci in rappresentanza di altrettante parrocchie della zona ad oriente di Napoli, hanno vergato al sindaco di Napoli una missiva sulle condizioni deplorevoli del camposanto dei Colerosi di Cupa Sant’Aniello, al confine tra il quartiere di Barra (VI° Municipalità) e il Comune di San Giorgio a Cremano.
Degrado, rifiuti e vandalizzazioni, circondano le migliaia di defunti vittime del colera, i meno abbienti in vita ma anche illustri come il fisico Macedonio Melloni, primo direttore dell’Osservatorio Vesuviano, morto egli stesso di colera (1854) e Theodor Martens, artista tedesco.
Un camposanto allestito all’indomani del colera del 1836 contenente le vittime contagiatesi nel perimetro degli ex Comuni autonomi di San Giovanni a Teduccio e Barra (in seguito quartieri orientali di Napoli) e i Comuni di San Giorgio a Cremano, Portici ed Ercolano.
Tombe oltraggiate, cancello divelto e muratura (in parte) abbattuta, completano un quadro desolante, offeso dai viventi e nascosto alla città, nell’indifferenza dell’amministrazione comunale di Napoli che non produce sforzi definitivi e sembra sorda ai richiami progettuali messi in campo da storici comitati di scopo e attivisti napoletani.
I firmatari chiudono con la richiesta di un incontro urgente al sindaco di Napoli, vogliono ottenere tutta la documentazione inerente il piano di intervento che in questi giorni sta eseguendo una ditta e, infine, chiedono perché il Camposanto dei colerosi non viene annoverato tra le aree cimiteriali.
Insomma, se anche il piano regolatore della città di Napoli e l’elenco dei cimiteri cittadini “nascondono” questo luogo storico e sacro, allora significa che alcuna volontà è in capo all’amministrazione comunale, così come per quelle precedenti, di riportare a degna “vita” il riposo eterno dei defunti in quel sito dimorati.
Un’immagine che mostra tutto il,degrado del camposanto

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