Una sala piena, esauriti i posti a sedere, quella dell’Unione Industriali di palazzo Partanna, a Napoli. Una folla in fermento. Tutta attenta alla venuta di Sylvain Bellenger, il direttore della Reggia- Museo e del  Real Bosco di Capodimonte che, con la riforma Franceschini, hanno un’unica dirigenza. Questo accade nel pomeriggio di ieri.
C’è “Obiettivo Capodimonte”, una sorta di pubblica conversazione tra amici, per ribadire l’importanza per Napoli del sito Capodimonte, che proprio dai napoletani non è abbastanza considerato nel suo giusto valore. Questo masochistico atteggiamento è un presupposto del fatto che Napoli, con tanti preziosi tesori, non riesce a decollare. Ma perché questo succede? Una domanda simile fu posta all’ex direttore, il sinceramente compianto Raffaello Causa. “Perchè così deve essere” fu la risposta. Lo riferisce il professore Stefano Causa, suo figlio, che introduce la conversazione.
“Eppure ora- aggiunge- le cose  stanno cambiando.” L’arrivo a Napoli di uno straniero come Bellenger ha fatto il miracolo. Ha tolto Capodimonte dal potere inquinato dell’ambiente napoletano e l’ha fatto rifiorire, attirandosi la riconoscenza e la stima di molti.
Questi i sentimenti, una volta tanto, sinceri e giustificati, espressi oltre che da Stefano Causa, da Maria Rosaria Pacilio, Presidente dell’International Inner Weel Club Napoli  e da Vito Grassi, Presidente dell’Unione Industriali, organizzatori dell’incontro.
Presente anche l’avvocato  Errico Di Lorenzo, Presidente degli “Amici di Capodimonte”, ai quali Bellenger esprime la sua riconoscenza. “Tante iniziative non si sarebbero potute fare senza di loro” dice. E cita anche gli “Amici del Real Bosco”, un’associazione di cittadini da lui da poco creata.
Perciò, a fine conversazione, c’è  l’assenso entusiasta del pubblico alla richiesta di firme per l’una e l’altra organizzazione. Una richiesta che ha avuto successo perché i napoletani sanno che cosa è bene e come sarà usato l’apporto morale ed economico che loro possono dare.
Bellenger parla a lungo. Ancora una volta dona la sua energia. Mostra, in diapositive, i risultati del suo lavoro.  Ovvero una parte delle sue molte iniziative. Tutte, occorre dirlo, volte alla promozione della città e dei cittadini, attraverso l’arte e il bello. Cita la trasformazione del Real Bosco, che da luogo di sterpi e di drogati ha reso fiorente e frequentato serenamente dalle famiglie.
Il Real Bosco– dice- è prezioso per le piante rare che i Re Borbone hanno fatto venire dall’Australia, dall’India, dall’Africa e dalle Americhe ed è il giardino più bello d’Europa. Da qui si può vedere, eliminata finalmente la siepe che ne impediva la vista, il magnifico panorama della città con il mare. Ma la cura che Bellenger ha del Real Bosco si immette nel suo impegno ambientalista. Bisogna salvare il mondo dall’inquinamento. E’ una sua missione.
Sì, perché Bellenger è un missionario. Venuto a Napoli per salvarla. Almeno ai napoletani appare così. Ci manca poco e lo faranno santo. Ma è troppo lungo dire delle cose fatte, dell’energia impegnata nella sua “missione” da questo francese-normanno. Forse è più utile dire dell’attuale, intelligente mostra che è nelle sale del museo “Depositi di Capodimonte. Storie ancora da scrivere” e annunciare che vi sarà, tra pochi giorni, una mostra su Caravaggio, nuova, mai vista, in cui l’artista è considerato nell’ambiente napoletano.
E una mostra su Canova, che cerca di chiarire il rapporto tra i modelli in terracotta, di mano dell’artista, i gessi e le opere in marmo, che hanno l’intervento della folta squadra di marmisti al suo servizio. Poi, a fine estate, una singolare messa in scena della Napoli del Settecento sorprenderà i visitatori… e ancora e ancora.
Per saperne di più
http://www.museocapodimonte.beniculturali.it/

 

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