Le disobbedienti/ Nellie Bly (1864 – 1922): storia di una ragazza libera che cambiò un’epoca. Diventando giornalista investigativa

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«Volevano fare di me una sposa e una madre. Feci di me una donna, una giornalista, una pioniera. Volevano che restassi in silenzio. La mia voce fu un grido fuori dal coro».
La quarta di copertina di Bly. Storia di una ragazza libera che ha cambiato un’epoca, primo romanzo per adulti di Melania Soriani edito da Mondadori, sgombra il campo da ogni possibile dubbio sulla natura del contenuto del testo.
Da poco in libreria la biografia romanzata di Elizabeth Jane Cochran (1864- 1922) racconta la storia di una straordinaria donna americana che non si fece fermare dalle avversità della vita.
Una infanzia gioiosa interrotta da uno sgambetto del destino la condusse al convincimento di volere per sé un futuro diverso da quello che la società del tempo imponeva alle donne. L’amore per le storie e l’interesse per l’avventura fu più tenace delle difficoltà, la determinazione la sostenne nel progetto di diventare giornalista anche quando tutto cospirava contro di lei.
Lo stile narrativo di Soriani è scorrevole e coinvolgente, cattura e incolla alla pagina fin quando non si giunge alla fine facendo palpitare il lettore/trice accanto alla protagonista nei confronti della quale si è spinti/e a fare un tifo da stadio ripensando a tutte le volte in cui si è sudato e lottato per un progetto che stava a cuore.
Il racconto biografico è disseminato di interessanti spunti di riflessione a partire dai rapporti familiari: «Compresi col tempo che una donna cerca consolazione nelle braccia della propria madre e una madre in quella della figlia. Io ero la figlia e in quel momento per amor suo mi feci madre».
Capita, a più d’una donna, di trovarsi nella condizione di vivere un’inversione di ruoli, alla morte di un marito, un figlio/a, un fratello/sorella o in caso di malattia si può piombare in un profondo stato di prostrazione dal quale non si riesce ad uscire se non con l’aiuto di una persona che si faccia carico non soltanto delle attività che attengono alla quotidianità ma anche di quel fardello emotivo che pesando come un macigno schiaccia a terra mozzando il respiro e annullando la voglia di continuare a vivere. In questi casi una figlia diventa madre della propria genitrice, la solleva da ogni responsabilità, pensiero, preoccupazione o incombenza assumendole tutte su di sé.
È quel che capita alla protagonista che posticipa il suo progetto di vita per soccorrere la madre in difficoltà incorrendo nel rischio di rimanere incastrata nel ruolo di capofamiglia. Elizabeth si rese conto che il potere che la legge accordava al fratello maggiore nei suoi confronti era tale da decretarne la vita o la morte: «Non capite che finché le donne continueranno a trovare scuse per i loro comportamenti aggressivi questi uomini non cambieranno mai? Perché dovrebbero? Noi per prime ci siamo convinte che sia giusto farci trattare così».
La violenza domestica è un altro degli spunti di riflessione offerti dalla lettura, violenza assistita che Elizabeth vive nel ruolo di figlia che vede il patrigno picchiare la madre e minacciare lei di abuso sessuale e violenza assistita in quello di sorella che nota il proprio fratello reiterare un comportamento violento nei confronti della propria moglie.
Cosa scelse di scrivere quando, finalmente, poté proporsi come giornalista? Rispose a un articolo la cui lettura le aveva fatto ribollire il sangue, un articolo che riguardava la vita di più della metà del genere umano: le donne. Si soffermò su quelle piccole grandi cose vissute in prima persona, raccontò degli ostacoli, delle limitazioni, degli impedimenti che, ogni giorno, le donne incontravano sul loro cammino.
“The Girl Puzzle” fu il titolo che scelse: «In considerazione del fatto che la vita di noi ragazze era proprio quello: un complicato puzzle fatto di tante piccole tessere. Tassello dopo tassello – e con grande pazienza e tenacia – sta a noi e noi sole ricomporlo, nell’arduo tentativo di dargli una forma abbastanza accettabile, considerando che esso manca di diverse opportunità. Che invece agli uomini vengono sempre offerte».
Come firmarsi? Non poteva esporsi, aveva questioni in sospeso che non le consentivano di uscire allo scoperto con il suo vero nome, c’era bisogno di uno pseudonimo, nacque così una seconda volta con il nome di Nellie Bly.
Da giornalista imparò sulla propria pelle cosa fosse la discriminazione di genere e scelse di denunciarla attraverso la carta stampata rischiando la propria incolumità, decise di dedicarsi alle inchieste sotto copertura affinché l’opinione pubblica conoscesse e prendesse consapevolezza della disparità di trattamento tra uomini e donne nel lavoro in fabbrica, delle avances sessuali cui le operaie erano sottoposte e delle terribili condizioni riservate alle donne rinchiuse in manicomio.
Voleva far conoscere le misere esistenze delle donne invisibili per aiutarle a migliorare le proprie condizioni di vita sottraendole al sopruso che veniva perpetrato nei loro confronti solo in ragione del loro sesso. Grazie al suo lavoro le cose cambiarono.
Fu facile? Per niente. «La ricetta restava tuttavia sempre la stessa: dimostrare, dimostrare, dimostrare, sempre e più di un uomo; progettare sopra le righe; osare, spingersi più avanti e rischiare più di quanto avrebbero fatto tutti gli altri. Più di quanto avrebbe fatto un uomo…appunto» la ricetta di Bly risale alla fine dell’Ottocento e a distanza di oltre un secolo, purtroppo, le cose non sono molto cambiate.
Così come non è cambiata di molto, almeno nel modello sociale italiano, la distribuzione dei carichi di lavoro familiari: «Per una donna, trovare la strada giusta e percorrerla assorbe così tanta energia che alla fine non ne rimane molta per un marito e dei figli. Almeno fino a quando sarà la sola a occuparsi delle cure familiari […] Gli uomini possono avere una famiglia e un lavoro soddisfacente senza faticare neppure la metà di quello che tocca fare a noi. Le regole di questo mondo sono fatte dagli uomini per gli uomini…».  
Nonostante ciò Bly conobbe l’amore e la passione senza rinunciare al suo grande sogno: scrivere e viaggiare. Dopo il successo di vendite raggiunto in seguito agli articoli di denuncia sociale riuscì a convincere l’editore a finanziare un viaggio avventuroso che traeva spunto da un romanzo di Jules Verne: Il giro del mondo in Ottanta giorni.
La sua scommessa era quella di riuscire nell’impresa compiuta dal personaggio letterario nato dalla penna di Verne, Phileas Fogg, impiegando un tempo minore del suo. Ci riuscì.
La descrizione di Soriani dell’incontro tra Bly e Verne è delicata, intimista, tratteggiata con tinte delicate che nulla tolgono alla potenza dell’incontro tra due spiriti avventurosi.
Nello scorrere dei capitoli l’autrice riesce a trasferire appieno il senso di impazienza provato della protagonista che vede più volte sfumare l’avvicinarsi del suo momento, la frustrazione che deriva dalla condiscendenza con cui viene trattata, la rabbia che discende dall’impotenza impostale poiché donna.
La complessità del suo carattere forte, l’intelligenza e l’intraprendenza mista all’amore filiale e al senso di responsabilità nei confronti della famiglia sono resi in maniera plastica, tangibile: «Probabilmente coesistevano in me due differenti persone: la ribelle che aveva imparato a ignorare i dogmi di una società troppo rigida con le donne e voleva a tutti i costi trovare la propria strada, e l’orfana solitaria che, timorosa di un nuovo abbandono, rifuggiva le relazioni amorose nonostante avvertisse la necessità di essere amata e sentirsi al sicuro. La prima sarebbe diventata Nellie Bly, la seconda sarebbe rimasta per sempre Elizabeth, e solo pochi l’avrebbero conosciuta».
 Questo passaggio introduce un altro importante spunto di riflessione: quante sono le donne che decise e determinate in ambito professionale perdono la propria sicurezza nella sfera privata del rapporto di coppia? Sono molte, più di quante si immagini.
La vita di Nellie Bly è un modello di ispirazione, la sua tenacia, il coraggio e la determinazione la rendono un esempio per tutti, non solo per le donne. Ci sono libri in cui la presenza dell’autore/trice è tangibile, quasi sovrasta la voce dei protagonisti, e altri in cui non si avverte.
Soriani non ha bisogno di spazio per il proprio ego, la sua voce non si sovrappone a quella della donna che ha scelto di raccontare, la sua penna è tutta per la protagonista che vuole far conoscere, il suo scrivere non vuole imporsi né impressionare ma conquistare e ci riesce.
Mentre il libro andava in stampa un’altra donna, dall’altra parte dell’oceano, celebrava Nellie Bly. Nel dicembre del 2021 la scultrice Amanda Matthews le ha dedicato un monumento dal nome evocativo The Girl Puzzle monument, il luogo in cui questo è stato allocato è altrettanto evocativo: non lontano dal ricovero psichiatrico femminile nel quale condusse la sua indagine sotto copertura e fu quasi uccisa, Roosevelt Island a New York.
In questi tristi giorni le emittenti televisive raccontano una nuova guerra, i volti e le voci dei giornalisti non sono solo più quelli maschili. Lo dobbiamo anche a Nellie Bly, al suo coraggio, alla sua tenacia e determinazione.
©Riproduzione riservata

IL LIBRO
Melania Soriani,
Bly
Mondadori
Pagine 360
euro 20

L’AUTRICE
Melania Soriani è nata a Roma nel 1965 e vive a Carrara. Ha pubblicato diversi racconti in antologie  e riviste. Con il romanzo per ragazzi “In viaggio con Amir” si è aggiudicata in premio Selezione Bancarellino 2019. Questo è il suo primo romanzo per adulti.

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